Suicidio assistito del giudice D’Amico, chiesta l’archiviazione per i medici
A parere del sostituto procuratore della Repubblica di Pesaro il 62enne di Piscopio avrebbe falsificato i certificati per farsi diagnosticare una malattia degenerativa. La figlia si oppone

«Non è possibile individuare l’elemento soggettivo del reato di suicidio assistito nella condotta dei due medici». Il sostituto procuratore della Repubblica di Pesaro, Giovanni Fabrizio Narbone, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo a carico dei medici Antonio Lamorgese e Elisabetta Pontiggia, indagati per omicidio colposo in relazione al suicidio assistito del magistrato Pietro D’Amico di Piscopio, avvenuto in una clinica di Basilea l’11 aprile del 2013. A darne notizia Il resto del Carlino. A parere del magistrato è stato lo stesso D’Amico ad indurre in errore i sanitari, falsificando i certificati medici per attestare una malattia degenerativa che ne giustificasse la richiesta di suicidio assistito in Svizzera. Contro la richiesta di archiviazione, si è opposta la figlia del magistrato.
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