mercoledì,Aprile 30 2025

Opificio a Vibo, il Cds conferma l’annullamento del permesso a costruire

I giudici amministrativi di secondo grado respingono il ricorso. Il Comune, condannato in primo grado alle spese, non si costituisce in appello. La struttura è della madre di un consigliere comunale di Forza Italia

Opificio a Vibo, il Cds conferma l’annullamento del permesso a costruire

Il Consiglio di Stato ha respinto, ritenendolo totalmente infondato, l’appello proposto da Maria Briga, titolare dell’omonima ditta individuale, avverso la sentenza con la quale il Tar di Catanzaro nel gennaio scorso ha annullato il permesso a costruire rilasciato dal Comune di Vibo finalizzato all’ampliamento di un opificio nella zona industriale in località Aereoporto. Per il Consiglio di Stato appare insostenibile quanto formulato nei motivi d’appello da Maria Briga secondo cui la legge regionale n. 21 del 2010 avrebbe derogato alla disciplina delle distanze dal confine e tra costruzioni. Tale legge, infatti, prevede che gli interventi edilizi disciplinati devono essere eseguiti “nel rispetto delle norme del codice civile”. La legge regionale in questione, inoltre, per i giudici non può derogare rispetto alle previsione del Piano strutturale comunale e dell’annesso regolamento edilizio adottati dal Comune di Vibo  con delibera consiliare n. 84 del 5 dicembre 2014. [Continua dopo la pubblicità]

Il Consiglio di Stato ha così confermato la sentenza del Tar di Catanzaro che a gennaio aveva accolto il ricorso presentato dalla ditta Domus srl di Vibo che, in qualità di proprietaria confinante, lamentava l’illegittimità del permesso a costruire rilasciato a Maria Briga l’8 ottobre dello scorso anno dal dirigente del Dipartimento 2, Settore 4, del Comune di Vibo, con il quale era stato assentito in favore della Briga l’ampliamento previsto dal Piano casa. La Domus, rappresentata dall’avvocato Domenico Colaci, aveva lamentato con il ricorso al Tar la violazione delle norme sulle distanze dal confine e dalle costruzioni, oltre alla parziale abusività della struttura oggetto di ampliamento con l’omessa indicazione dei termini di inizio e completamento dei lavori. Il Tar aveva quindi dato ragione alla Domus (oggi Galileo srl) in ordine alla violazione della distanza minima dal confine (cinque metri), prevista dal nuovo Piano strutturale comunale (adottato con delibera di consiglio comunale n. 84 del 5 dicembre 2014 e non ancora definitivamente approvato dallo stesso Comune).

Il permesso a costruire rilasciato alla ditta di Maria Briga diviene pertanto definitivamente annullato, avendo il Consiglio di Stato confermato la sentenza del Tar. L’istanza volta ad ottenere il rilascio del permesso di ampliare il proprio capannone era stata presentata dalla sg.ra Briga l’8 marzo 2016. La domanda era stata accompagnata dalla dichiarazione di asseverazione del progettista abilitato e da una perizia a firma dell’ingegnere Nazzareno Fialà, acquisita poi dal Comune di Vibo che è stato condannato in primo grado a pagare alla Domus le spese di lite. In appello dinanzi al Consiglio di Stato, invece, il Comune non si è costituito in giudizio. Le spese del grado di appello dovranno quindi essere corrisposte dalla ditta di Maria Briga (difesa dall’avvocato Nazzareno Latassa) alla Galileo srl. Maria Briga è la madre di Giuseppina Colloca, attuale consigliere comunale di Vibo Valentia in quota Forza Italia.

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