Revoca dei fondi ministeriali, il Tar accoglie il ricorso di Vibo Sviluppo
Il Tribunale amministrativo si pronuncia a favore dell’ente attuatore dei Patti territoriali della provincia di Vibo Valentia rilevando la contraddittorietà dell’operato del Mise. Si scrive così un ulteriore capitolo di un lungo contenzioso

La Prima sezione del Tar della Calabria, presieduta da Vincenzo Salamone, ha accolto il ricorso presentato dalla società Vibo Sviluppo Spa, soggetto attuatore dei Patti territoriali della provincia di Vibo Valentia, contro il ministero dello Sviluppo economico, decretando l’annullamento della nota della Direzione generale per gli incentivi alle imprese dello stesso dicastero (risalente al 26 luglio 2016) attraverso la quale si revocava la somma di 8.157.938,64 già concessa all’ente strumentale e da destinarsi alla riqualificazione del molo Malta e della banchina Cortese del porto di Vibo Marina (6.526.350,91 euro) e alle spese di funzionamento (1.631.587,73 euro). Si scrive così un ulteriore capitolo del lungo braccio di ferro che da tempo vede impegnati Vibo Sviluppo e il Mise e che ha recentemente registrato la messa in liquidazione della società ma anche la fissazione dell’udienza, da parte del Tar, per la trattazione nel merito della richiesta di risarcimento danni avanzata dall’ente vibonese nei confronti del ministero.
Nel caso in questione, la difesa di Vibo Sviluppo, rappresentata dagli avvocati Domenico Colaci, Anselmo Torchia e Luisa Torchia, ha argomentato come l’atto di revoca da parte del ministero, seguito alla mancata approvazione dei lavori di riqualificazione del porto di Vibo Marina, abbia dimostrato la contraddittorietà dell’operato ministeriale. Motivazioni che i giudici amministrativi hanno ritenuto fondate riconoscendo come “al momento dell’adozione del provvedimento impugnato, lo stesso ministero dello Sviluppo economico aveva comunicato alla società ricorrente la possibilità di un reimpiego delle risorse destinate alla riqualificazione del porto in altre opere infrastrutturali. E in effetti – sottolineano i giudici -, in corso di giudizio e con decreto del 7 agosto 2018, la Direzione generale per gli incentivi alle imprese ha approvato le nuove opere infrastrutturali indicate dalla società ricorrente.
Si rivela, dunque, la contraddittorietà tra la possibilità, concessa alla Vibo Sviluppo Spa, di rimodulare l’intervento infrastrutturale oggetto di finanziamento e il contenuto del provvedimento impugnato. Contraddittorietà ancora più evidente sol che si consideri che lo stesso ministero ha confermato che non vi era un vincolo di destinazione delle somme alla riqualificazione del porto di Vibo Valentia. In conclusione – scrive la Prima sezione del Tar -, il ricorso va accolto e il provvedimento impugnato annullato, salve le eventuali ulteriori determinazioni amministrative”. Le spese di lite vengono compensate. La vicenda, come si ricorderà, ha avuto anche pesanti conseguenze giudiziarie con l’apertura di un’inchiesta per peculato a carico dell’ex amministratore delegato della società Pietro Giamborino, del presidente del consiglio di amministrazione Pasquale Barbuto e dell’ex amministratore delegato pro-tempore, dal marzo 2012 all’aprile 2016, Maria Angela De Grano. Indagine incentrata sull’utilizzo delle somme destinate ai compiti amministrativi dell’ente concesse dal ministero e successivamente revocate.
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