Minacce ai magistrati di Vibo, abbreviato condizionato ad una perizia per Olivieri
A Salerno l’imputato opta per il rito alternativo. Il 30 maggio 2019 si è scagliato pesantemente contro il pm Iannazzo e l’allora gup Garofalo. In primo grado è stato condannato all’ergastolo per il raid omicida di Nicotera e Limbadi


Oltraggio a magistrato in udienza e minaccia aggravata. Questi i reati per i quali il gup del Tribunale di Salerno ha ammesso Francesco, detto Ciko, Olivieri, di 35 anni, al processo con rito abbreviato condizionato da una perizia medico-legale che ne accerti la capacità di intendere e volere. I fatti al centro del processo finito a Salerno vedono parti lese il pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo, e l’allora presidente del Tribunale di Vibo Giovanni Garofalo (all’epoca nelle vesti di gup) contro i quali si è scagliato verbalmente Francesco Oliveri dalla gabbia dell’aula di udienza il 30 maggio 2019. Il grave episodio, con minacce di morte rivolte ad entrambi i magistrati, dopo che il pubblico ministero aveva terminato la requisitoria chiedendo la condanna all’ergastolo per Francesco Olivieri, imputato per i fatti di sangue (omicidi di Michele Valerioti e Giuseppa Mollese e il ferimento di altre tre persone) che l’1 maggio 2018 hanno sconvolto Limbadi e Nicotera. [Continua dopo la pubblicità]

La richiesta di pena all’ergastolo formulata dal pubblico ministero Concettina Iannazzo, che aveva ricostruito punto per punto tutti gli episodi criminali contestati all’imputato – richiesta di pena poi accolta in pieno dal giudice – non era andata giù all’imputato che dalla gabbia aveva pesantemente inveito contro il pm e poi contro il giudice Giovanni Garofalo minacciandoli persino di morte, arrivando poi a sfondare a calci la rete di separazione fra le due gabbie presenti nell’aula del Tribunale di Vibo Valentia. All’intervento degli agenti della polizia penitenziaria, Ciko Olivieri aveva cercato di prendere ad uno di loro la pistola, strattonando anche i carabinieri e le guardie giurate intervenute. Una vera e propria furia, poi tradotta in carcere dove – stando ad altri procedimenti penali in corso – Francesco Olivieri si sarebbe reso protagonista di altri episodi del genere con lesioni ad altri detenuti ed aggressioni nei confronti della polizia penitenziaria. L’imputato è difeso dall’avvocato Francesco Schimio.
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